Il libro si costruisce contemporaneamente attraverso due diverse storie che vengono espresse in due differenti piani sovrapposti.
Il primo piano, o meglio, la spina dorsale del libro è composto dal romanzo di Herman Melville intitolato Moby Dick, mentre il secondo piano, che avvolge il primo attraverso una rilegatura creata appositamente, è la celebre favola di Carlo Collodi intitolata Le avventure di Pinocchio.
La favola di Collodi si costruisce attraverso le lettere sottostanti del romanzo di Melville, trasformando così Moby Dick in una vera e propria matrice per Pinocchio.
Pinocchio si compone in maniera apparentemente casuale all’interno dello spazio della propria pagina, creando disegni tipografici unici, che si susseguono pagina dopo pagina.
Concettualmente l’intenzione è stata quella di riportare il lettore, metaforicamente parlando, verso una regressione interiore, alla ricerca del proprio bambino soffocato dal peso dell’essere adulto. Visivamente il processo adottato potrebbe essere definito di sottrazione, al fine di arrivare all’essenza del bambino.
L’ispirazione, se così si può definire, arriva dallo studio dei processi sottrattivi svolti dell’artista Pablo Picasso, che lungo il suo percorso artistico, ha tentato, con grande fervore e impegno, di raggiungere nuovamente quell’unicità, originalità e spontaneità creativa che caratterizza i bambini: “A quattro anni dipingevo come Raffaello, poi ho impiegato una vita per imparare a dipingere come un bambino.”
Il libro, nonostante questo tentativo di trasformazione in opera visiva, non perde la sua funzione di libro. La lettura, infatti, diventa determinante per coglierne le sue peculiarità. Se letta ad alta voce, la storia di Pinocchio diventa capace di riportare il lettore a leggere con il medesimo balbettio e le stesse difficoltà che caratterizzavano il periodo infantile, dove le primissime letture, erano dilatate nel tono e nel tempo, tutt’altro che scorrevoli.